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Il Nuovo Codice dei Contratti Pubblici e il Ruolo del Terzo Settore

Il Decreto Legislativo 31 marzo 2023, n. 36, noto come nuovo Codice dei Contratti Pubblici, ha introdotto un vero e proprio cambio di paradigma nei rapporti tra Pubblica Amministrazione (PA) ed Enti del Terzo Settore (ETS).
Per anni, il dialogo tra enti pubblici e organizzazioni non profit si è sviluppato all’interno di procedure competitive di appalto, spesso poco adatte a valorizzare la dimensione sociale, innovativa e territoriale tipica degli ETS. Oggi, invece, il Codice prevede espressamente la possibilità di un’amministrazione condivisa, riconoscendo il ruolo degli enti non profit come co-protagonisti della definizione e dell’attuazione di servizi di interesse generale.


Un cambio di prospettiva: dall’appalto alla co-progettazione

L’articolo 6 del nuovo Codice sancisce che la Pubblica Amministrazione può attuare forme di amministrazione condivisa con gli ETS, quando la natura delle attività lo consenta e quando queste non abbiano finalità lucrative ma perseguano obiettivi di utilità sociale.
Questo significa che la collaborazione con un ente del Terzo Settore non è più vincolata unicamente agli schemi tradizionali degli appalti. Al contrario, trova spazio un approccio diverso, orientato a:

  • Co-programmazione: la fase preliminare in cui PA ed ETS definiscono insieme obiettivi, strategie e modalità di intervento, partendo dai bisogni reali dei territori.
  • Co-progettazione: il momento operativo in cui, sulla base delle linee condivise, si definiscono concretamente azioni, cronoprogrammi, responsabilità e modalità di gestione dei servizi.

Principi guida e cornice normativa

La logica della co-progettazione si fonda su alcuni principi essenziali:

  • Trasparenza e imparzialità: pur trattandosi di strumenti collaborativi e non competitivi, le procedure devono rispettare criteri chiari e pubblici.
  • Parità di trattamento: la PA deve garantire a tutti gli enti potenzialmente interessati la possibilità di partecipare, evitando rapporti esclusivi ingiustificati.
  • Valorizzazione del risultato sociale: l’obiettivo principale non è il risparmio economico, ma l’impatto positivo generato sulla comunità.

È importante sottolineare che queste forme di collaborazione si pongono come alternative agli appalti, ma non ne rappresentano una scorciatoia: si tratta di strumenti differenti, ciascuno con le proprie finalità e requisiti.


Sentenze e orientamenti: come si stanno muovendo i tribunali

Negli ultimi mesi, diverse sentenze dei TAR hanno consolidato l’interpretazione dell’amministrazione condivisa:

  • È stato confermato che la Pubblica Amministrazione può scegliere la co-progettazione anche per servizi già gestiti in passato tramite appalto, purché motivi tale scelta in modo chiaro e trasparente.
  • È stato precisato che, se un ETS nell’ambito della co-progettazione utilizza fornitori o subappaltatori per attività finanziate con fondi pubblici, deve a sua volta rispettare regole di evidenza pubblica, comportandosi come una stazione appaltante “derivata”.

Questi orientamenti aiutano a delineare i confini operativi e responsabilizzano ulteriormente gli enti coinvolti.


Vantaggi concreti per il Terzo Settore

La riforma apre nuove possibilità:

  1. Maggiore flessibilità operativa: non essendo vincolati alle logiche di un capitolato rigido, ETS e PA possono modellare interventi su misura.
  2. Partecipazione reale: gli enti non profit non sono più meri esecutori, ma co‑autori di politiche e servizi.
  3. Innovazione territoriale: la progettazione condivisa valorizza le competenze radicate nei territori, premiando l’esperienza e la capacità di generare reti locali.
  4. Riduzione di alcuni oneri burocratici: la procedura di co‑progettazione è più snella, pur restando trasparente.

Criticità e sfide da affrontare

Accanto alle opportunità, esistono anche sfide significative:

  • Discrezionalità delle PA: non sempre gli uffici pubblici sono pronti ad adottare modelli collaborativi, preferendo la via più tradizionale dell’appalto.
  • Competenze interne agli ETS: per partecipare con successo a una co‑progettazione, gli enti devono sviluppare conoscenze giuridiche e amministrative adeguate.
  • Gestione dei subappalti: quando un ETS affida a terzi parte delle attività, occorre attenzione per rispettare gli obblighi di evidenza pubblica.
  • Monitoraggio e rendicontazione: la collaborazione non esime dall’obbligo di documentare in modo rigoroso l’utilizzo delle risorse e i risultati raggiunti.

Cosa possono fare oggi gli enti del Terzo Settore

Per prepararsi al meglio a questo nuovo scenario, gli ETS possono:

  1. Analizzare i propri servizi per individuare quelli che possono essere proposti in co‑programmazione o co‑progettazione.
  2. Curare la relazione con le PA locali, avviando dialoghi informali e tavoli di confronto sui bisogni del territorio.
  3. Dotarsi di competenze giuridiche e gestionali per affrontare con consapevolezza le procedure.
  4. Sviluppare capacità di valutazione d’impatto, così da dimostrare con dati concreti il valore delle proprie attività.

Conclusione: verso un nuovo modello di welfare partecipato

Il nuovo Codice dei Contratti Pubblici segna una tappa importante nella costruzione di un welfare partecipato e moderno, in cui la Pubblica Amministrazione non è più un semplice committente e gli enti del Terzo Settore non sono più semplici fornitori.
Siamo di fronte a un cambio di mentalità: le soluzioni ai problemi sociali nascono sempre più spesso dal dialogo, dalla cooperazione e dalla corresponsabilità.

Per il mondo del non profit italiano, questa è una sfida entusiasmante: essere pronti, preparati e capaci di sedersi ai tavoli di co‑progettazione con idee, competenze e visione strategica. Chi saprà coglierla, potrà contribuire in modo decisivo alla costruzione di servizi più efficaci, innovativi e vicini ai bisogni delle comunità.

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